L’allenatore dei portieri della Prima Squadra del Villa Valle, Gianluca Lascala, sta partecipando al Corso GKB, una sortasi “università” per chi ricopre questo ruolo. Si tratta del primo erogato in Italia, dopo l’accoglimento delle direttive Uefa da parte del Settore Tecnico. Abbiamo incontrato Gianluca per farci raccontare questa esperienza.
Gianluca, stai prendendo parte a un corso di altissimo livello con dei colleghi illustri. Com’è condividere campo e banchi con loro?
“Sicuramente avere come compagni di corso ex portieri del calibro di Nelson Dida, Valerio Fiori, Davide Pinato e Clemente Raffaele è un valore aggiunto in ogni discussione e nei tanti lavori di gruppo a cui veniamo sottoposti. Impressiona la loro umiltà e la loro voglia di discutere e aprirsi alle idee degli altri. Molti spunti interessanti vengono proprio da questi momenti e ci tengo a sottolineare la grande competenza di tutti i colleghi, molti dei quali lavorano nella mia stessa categoria come Patuzzi, Baroncini e Catalano”.
Com’è cambiato il ruolo dell’allenatore dei portieri in questi anni?
“Ora si richiedono competenze e conoscenze di gioco e una sempre maggiore integrazione con lo staff. Il portiere non può essere allenato come un corpo estraneo, ma deve essere allenato in un contesto di gioco. Fortunatamente al Villa Valle lavoriamo in stretta sinergia con mister Mangone e con il preparatore atletico Magri, rispettando sempre i ruoli e le competenze, esaltando così le conoscenze di tutti”.
Il tuo bagaglio di esperienza e competenza viene messo anche al servizio del settore giovanile giallorosso.
“Grazie alla collaborazione dei mister stiamo cercando di formare dei portieri che sappiano riconoscere le situazioni di gioco e scegliere nella maniera più efficace. È un percorso lungo, ma che sta già producendo i suoi frutti nell’attività di base e nei portieri dell’attività agonistica che hanno maturato il triennio con me e Dario Peracchi”.
Che obiettivi ti sei posto per il futuro?
“L’obbiettivo è poter accedere, un domani, al corso GKA e provare un’esperienza all’estero, in quei paesi dove c’è meno attenzione alla tecnica analitica e più focus sulla conoscenza del gioco”.